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RICHIESTA DOCUMENTAZIONE DA PARTE DI ORGANISMO DI VIGILANZA

Vorrei sapere se un Organismo di Vigilanza di un consorzio con sede legale in Italia ma facente parte di un gruppo multinazionale con casa madre estera può pretendere (ed ottenere) che gli ALLEGATI alla documentazione che il consorzio è tenuto obbligatoriamente ad inviare all’OdV siano tradotti in lingua italiana? Se SI, secondo quale principio e/o norma?
Grazie

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Claudio Valeri

Gentile Antonella,
per prima cosa grazie per esserti registrata su Partecipata e per averne compreso profondamente il senso. Anche noi di Partecipata esporremo il nostro parere, chiaramente non vincolante.
Ci preoccuperemo anche di stimolare i tuoi colleghi al fine di farli “atterrare” sulla tua pubblicazione.
Chiaramente, se riesci, sostieni tramite chat wa o mail la nascita di Partecipata!

Parere:

Sì, un Organismo di Vigilanza (OdV) di un consorzio con sede legale in Italia può legittimamente richiedere che la documentazione obbligatoria inviata, inclusi gli allegati, sia tradotta in lingua italiana. Questo principio si basa su vari elementi giuridici e pratici.

1. Principio di legalità

L’OdV ha il compito di vigilare sul rispetto del Modello di Organizzazione e Gestione ex D.Lgs. 231/2001 , che prevede misure atte a prevenire i reati amministrativi delle imprese. Essendo la lingua italiana quella ufficiale per gli atti giuridici in Italia, è possibile che la richiesta di traduzione sia giustificata dal principio di efficacia e comprensibilità della documentazione, soprattutto se l’OdV deve svolgere un’attività di controllo effettiva.

2. Normativa applicabile

Il D.Lgs. 231/2001 non impone esplicitamente l’obbligo di traduzione, ma prevede che il Modello debba essere idoneo e adeguatamente applicato. Se la documentazione fornita al consorzio include informazioni importanti per la verifica della conformità e se l’OdV non è in grado di comprenderla appieno per via della lingua, è nel suo diritto richiedere una traduzione per garantire che i documenti siano chiari e che le proprie funzioni siano esercitate correttamente.

3. Principio di buona fede e collaborazione

Anche secondo il principio di buona fede (art. 1375 Codice Civile), le parti coinvolte devono collaborare in modo trasparente e adeguato affinché l’OdV possa svolgere il suo ruolo di controllo senza ostacoli. Una documentazione non comprensibile in italiano potrebbe costituire un ostacolo e una richiesta di traduzione è quindi ragionevole.

4. Eventuali obblighi interni

Il consorzio potrebbe avere, nel suo statuto o nel Modello Organizzativo 231, disposizioni che richiedono l’uso della lingua italiana nelle comunicazioni formali o nell’invio di documenti all’OdV. In tal caso, tale obbligo sarebbe vincolante.

Conclusione

Sì, l’OdV può richiedere la traduzione degli allegati in italiano per garantire la comprensibilità e l’efficacia del controllo, in base al principio di buona fede , alla necessità di idoneità e adeguatezza del modello 231 , e al fatto che la lingua italiana è quella ufficiale negli atti giuridici in Italia.

Un caro saluto e buon fine settimana.

Responsabile Esecutivo
Claudio Valeri

Claudio Valeri

Assolutamente grazie a te!

Claudio Valeri

Gentile Antonella,
abbiamo creato all’interno della Macroarea Ministeri, l’Argomento – Imprese e Made in Italy. La prossima pubblicazione potrà essere condivisa nella sua area di competenza.
Un caro saluto

Responsabile Esecutivo
Claudio Valeri

https://partecipata.it/argomento/ministeri/

Claudio Valeri

Molto contento e per qualsiasi supporto puoi utilizzare anche il canale WA tramite il logo in basso a destra sulla pagina.
Buona giornata

Claudio Valeri

Gentile Antonella,
La sentenza del Tribunale di Milano n.1070/24 del 25 gennaio 2024 sembra riguardare principalmente l’adeguatezza del Modello 231 e non sembra affrontare direttamente la questione degli allegati in lingua italiana. La sentenza si focalizza sull’importanza di un modello organizzativo efficacemente strutturato. In quale passaggio trovi la correlazione?

Cordialmente.

Responsabile Esecutivo
Claudio Valeri

Claudio Valeri

Gentile Antonella,
restiamo dello stesso parere:

1.      Principio di legalità: L’OdV ha il compito di vigilare sul rispetto del Modello di Organizzazione e Gestione ex D.Lgs. 231/2001, che prevede misure atte a prevenire i reati amministrativi delle imprese. Essendo la lingua italiana quella ufficiale per gli atti giuridici in Italia, è possibile che la richiesta di traduzione sia giustificata dal principio di efficacia e comprensibilità della documentazione.

2.      Normativa applicabile: Il D.Lgs. 231/2001 non impone esplicitamente l’obbligo di traduzione, ma prevede che il Modello debba essere idoneo e adeguatamente applicato. Se la documentazione fornita al consorzio include informazioni importanti per la verifica della conformità e se l’OdV non è in grado di comprenderla appieno per via della lingua, è nel suo diritto richiedere una traduzione per garantire che i documenti siano chiari e che le proprie funzioni siano esercitate correttamente.

3.      Principio di buona fede e collaborazione: Anche secondo il principio di buona fede (art. 1375 Codice Civile), le parti coinvolte devono collaborare in modo trasparente e adeguato affinché l’OdV possa svolgere il suo ruolo di controllo senza ostacoli. Una documentazione non comprensibile in italiano potrebbe costituire un ostacolo e una richiesta di traduzione è quindi ragionevole.

4.      Eventuali obblighi interni: Il consorzio potrebbe avere, nel suo statuto o nel Modello Organizzativo 231, disposizioni che richiedono l’uso della lingua italiana o della lingua di “impatto/caduta” nelle comunicazioni formali o nell’invio di documenti all’OdV. In tal caso, tale obbligo sarebbe vincolante.

Un caro saluto

Responsabile Esecutivo
Claudio Valeri

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